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dei liberi pensatori

di Anna Piccioni

William Styron “La scelta di Sophie” ed Mondadori 1980– traduzione Ettore Capriolo

Probabilmente molti avranno visto il film tratto da questo romanzo, io ho voluto leggerlo e forse la lettura dà maggior spessore al personaggio di Sophie, che dopo aver vissuto esperienze terribili vive un amore tormentato quasi crudele con Nathan, personaggio psicotico e schizofrenico, ma di cui lei non può fare a meno. La storia è ambientata nel 1947 a Brooklyn nella casa rosa di Yetta Zimmerman .. Qui arriva un ragazzo ventiduenne che tutti chiamano Stingo, dopo un'esperienza poco fruttuosa presso la casa editrice McGraw-Hill & Company come lettore di manoscritti. Il Suo sogno è diventare scrittore. Nella casa rosa incontra Sophie e Nathan con cui lega una profonda amicizia.

Il giovane rimane affascinato da questa giovane donna, proveniente dalla Polonia, che è stata ad Auschwitz pur non essendo ebrea. Un po' alla volta Sophie racconta a Stingo la sua vita: la giovinezza, in una famiglia benestante, poi a Varsavia occupata dai Nazisti e poi la sua deportazione, e come sia riuscita a sopravvivere nel campo si sterminio. Sophie riesce a confidare solo a Stingo il suo passato in quanto il suo amore per Nathan , è talmente caotico da sconfinare quasi nella demenza ,e il più delle volte è proprio alla persona che si ama che si nascondono le verità più brucianti su se stessi, se non altro per l'umanissimo motivo di risparmiare sofferenze immotivate. Stingo raccoglie i pensieri e i ricordi di Sophie come possibili spunti per il suo romanzo; scrive Così verso la fine del 1967 cominciai a riflettere seriamente sul doloroso destino di Sophie e di Nathan; sapevo che un giorno avrei dovuto occuparmene[...]Per varie ragioni tuttavia doveva trascorrere qualche anno prima che io potessi iniziare la storia di Sophie come la si può leggere in queste pagine. Essendo Stingo la voce narrante spesso ci sono interessanti commenti che fanno da cornice alle terribili, terrificanti memorie di Sophie.

Ad esempio le considerazioni del narratore sul “rapporto temporale” suggerita dalla lettura di George Steiner1; Stingo si chiede cosa mai facesse o dove si trovasse quel 1° aprile del 1943 quando Sophie scendeva dai vagoni merci ad Auschwitz. A quel tempo la guerra il nemico per la maggior parte degli Americani erano i Giapponesi, non si sapeva nulla di quello che succedeva in Europa. Di fronte alle macabre minuzie di quei venti mesi ad Auschwitz La mia visione è necessariamente particolare e forse anche un p' deformata, in quanto come dice Steiner n

on è detto che“ quelli che non sono stati direttamente coinvolti possano occuparsi di queste sofferenze rimanendone indenni”; per questo Stingo sarà tormentato dal fatto di sentirsi un elemento estraneo un intruso di fronte ad una esperienza così bestiale, così inspiegabile, che giustamente appartiene in modo esclusivo a quelli soltanto che l'hanno sofferta e ne sono morti o ne sono sopravvissuti.

Tuttavia il bisogno di Sophie di raccontare è dovuto al fatto che certi terribili ricordi sono talmente insopportabili da mettere in pericolo il suoequilibrio mentale.
All'inizio il narratore si concentra su di sé rivelando quasi una presunzione dovuta alla giovane età, poi incontrando Sophie e Nathan persone adulte con un vissuto sente che sta iniziando la sua crescita. I tempi del romanzo sono all'inizio lenti e si intrecciano su due piani temporali il presente vissuto in quell'estate e autunno a Brooklyn nel 1947 e il passato in Europa. I racconti di Sophie a volte vanno a ritroso a metà del romanzo si scopre Jan, il figlio e a tre quarti Eva, la figlia.
Direi che il protagonista indiscusso è la disumanità, l'odio incondizionato.

 

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