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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo

Ricorre quest’anno il 160esimo anniversario della votazione, nella quale la Dieta istriana rispose “Nessuno”, argomento sconosciuto ai più in Italia, anche agli esuli istriani.

La storia dell’evento non è però sconosciuta agli studiosi, è stato infatti l’argomento del convegno scientifico internazionale, curato dalla Società storica istriana nel 2011 e del Convegno scientifico on line, che si è tenuto in occasione del Giorno del ricordo 2021 nella Sala Cuoi di Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto.
Vediamo dunque di spiegare di che cosa si tratta.
Dopo la caduta della Serenissima, nel 1797, trascorsa la parentesi dell’occupazione francese, anche nei territori dell’ex Repubblica di Venezia, sottoposti all’impero austro-ungarico, si fecero sempre più forti le resistenze anti-austriache.
Ma fu soprattutto dopo la sconfitta nella seconda guerra di indipendenza che Francesco Giuseppe, chiudendo il periodo del primo ministro Alexander von Bach, che aveva centralizzato l'autorità amministrativa in tutto l'Impero austriaco, decise di attuare una serie di riforme, che comunicò ai popoli dell’Impero con un documento denominato “Diploma” che, il 20 ottobre 1860, diede inizio al governo costituzionale, che stabiliva un Consiglio dell'Impero composto da due Camere centrali, operanti nella capitale: quella dei Signori, costituita da persone eccelse per nascita, alta posizione sociale e meriti personali e quella dei Deputati, formata dai rappresentanti del popolo, liberamente eletti dagli aventi diritto, che erano esclusivamente gli uomini con un dato censo. Compito di queste due Camere era dibattere materie di carattere generale.

La legge successiva, del febbraio 1861, istituiva, in province come l'Istria, che non disponevano di organi di governo autonomi, una rappresentanza provinciale denominata Dieta, in seno alla quale dovevano essere eletti i deputati da mandare alla Camera dei Deputati di Vienna, nel numero stabilito dalla stessa legge. Anche l’Istria, la Dalmazia e Fiume ebbero dunque la loro Dieta; quella istriana, che fu insediata a Parenzo il 20 marzo 1861, doveva eleggere due deputati.
Queste Diete provinciali contavano 30 delegati, che rimanevano in carica per 6 anni, ed erano costituite da 3 membri di diritto, cioè non eleggibili e rappresentati dai tre vescovi della Provincia, ed i restanti 27 da eleggere 7 dai grandi possessori fondiari, 8 dalle città, borgate e centri industriali e 12 dai comuni rurali. Ogni Dieta doveva poi eleggere nel suo seno un Presidente o Capitano Provinciale ed un suo sostituto.

Le Isole di Cherso, di Lussino e di Veglia furono ascritte alla Dieta istriana ed ebbero i loro rappresentanti, scelti dagli elettori delle città, borgate e luoghi industriali, costituiti da Francesco Vidulich per Lussino e Illuminato Zadro per Cherso e Veglia, entrambi figure di spicco, che si distinsero in diverse occasioni.

Espletate le votazioni per i 30 Deputati della Dieta, il 6 aprile 1861 la Dieta istriana si riunì nella sua sede di Parenzo per eleggere i 2 Deputati alla Camera dei Deputati di Vienna di sua competenza.

Il tema dell’elezione o meno di questi due rappresentanti era stato a lungo dibattuto. Carlo Combi, di tendenze radical-separatiste, si era confrontato con Tommaso Luciani, personaggio erudito e elemento di primo piano del Risorgimento italiano in Istria. In una lettera a lui rivolta Combi aveva chiesto un parere su “quel maledetto imbarazzo che il diavolo volle cacciarci fra i piedi”, descrivendo così il dubbio che lo attanagliava. Luciani aveva risposto tracciando le caratteristiche che avrebbe dovuto avere il candidato adatto a rappresentare la Provincia a Vienna, evidenziandone le prerogative di correttezza morale, forza e senso civico.

Prevaleva in lui in quel momento, per motivi di opportunità politica, la linea moderata autonomista.
F

in dall'inizio si delineò però, nella maggioranza liberal nazionale, l'idea di non inviare nessun delegato a Vienna, ma non era chiaro il modo in cui esprimere questo dissenso.

L’dea venne al capodistriano Nazario Stradi che, nel suo diario, scrisse: “Dopo lunghe discussioni, io proposi che la votazione avvenisse per schede e che ciascun elettore apponesse il nome Nessuno sulla propria scheda”.
Il 10 aprile le schede vennero scrutinate. Risultarono 20 “Nessuno” su 29 votanti.
Le elezioni vennero ripetute il 16 aprile, in cui i “Nessuno” furono 20 su 27 votanti.
Si trattava di un gesto dimostrativo risoluto, la cui portata probabilmente non era stata valutata fino in fondo in quel momento, perché quel gesto avrebbe potuto mettere a repentaglio il futuro della Provincia.
Evidentemente, i liberal-nazionalisti erano decisi a portare avanti la linea oltranzista, ma questa, per ovvie ragioni, non poteva essere tollerata dalle autorità asburgiche che, come contromisura, congelarono i lavori e, pochi mesi dopo, nel luglio 1861, sciolsero la Dieta.

Il “Nessuno“ di Parenzo non fu però l'unico episodio di contestazione nei confronti dall'Impero, perché fu replicato nella Dieta di Fiume, in quella Dalmata, nel Trentino ed in altre regioni dell'impero asburgico con le medesime modalità.
Alle seconde elezioni, estese a tutta la cittadinanza, sempre degli aventi diritto, di 870 votanti, 840 scrissero “Nessuno”. La terza volta la base degli aventi diritto al voto venne allargata e, di 1.484 votanti, più di 1.400 scrisse “Nessuno”.
La quarta volta le elezioni vennero disertate, le autorità austroungariche scelsero allora i deputati tra i nomi votati annullando le schedine con la parola “Nessuno”; poi il Consiglio venne sciolto.

È una storia di grande importanza, tale che si ritiene giusto annoverare la Dieta del Nessuno istriana non come un fenomeno isolato, ma come un episodio da inserire nelle vicende risorgimentali d’Italia.

 

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