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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo


Chi è e qual è il suo significato

 
Si è appena spenta l’eco delle celebrazioni per il centenario del Milite Ignoto, ricorrente nell’appena trascorso 2021, ma ci ricordiamo veramente chi è e che cosa rappresenta?
 
Patrizia Lucchi Vedaldi, una delle valenti collaboratrici del blog odòs ne fa una dettagliata presentazione, com’è nel suo stile, nella rivista culturale Opinioni Nuove Notizie del dicembre 2021, da cui traggo qualche stralcio, col suo consenso.
 
La proposta di celebrare la salma di un soldato sconosciuto, che rappresentasse idealmente il marito, il figlio, il padre di quanti non avevano la possibilità di onorare le spoglie del familiare disperso, era partita dal colonnello d’artiglieria Giulio Douhet.
 
Nel 1921 fu creata una commissione composta da ex combattenti rappresentanti dei diversi gradi dell’esercito (da un generale ad un soldato semplice, tutti decorati al valore). Questa fu incaricata di esumare nei numerosi cimiteri militari che costellavano i luoghi delle battaglie, da Rovereto al mare, undici corpi di caduti di cui fosse assolutamente impossibile il riconoscimento. Le salme esumate furono raccolte in undici bare e condotte su autocarri dalle linee di combattimento, di città in città, sino ad Udine, poi a Gorizia e infine nella basilica di Aquileia.
 
Dovunque fecero ala al corteo folle enormi, accorse spontaneamente. Un solo corpo avrebbe proseguito poi per Roma scelto, a rappresentare i caduti ignoti di tutta l’Italia, dalla madre di un caduto che, dopo lunga riflessione, si decise che dovesse essere anche un irredento. Fu quindi prescelta Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, madre del sottotenente Antonio Bergamas, decorato di Medaglia d’Argento al V.M., caduto sul Monte Cimone di Marcesina il 18 giugno 1916. Il Bergamas era stato arruolato nel 1370° Reggimento di fanteria della Brigata “Barletta” come Antonio Bontempelli, un nome fittizio con cui l’Esercito Italiano arruolava i volontari irredenti che, sotto il profilo giuridico, erano sudditi dell’impero asburgico e quindi per esso dei disertori. Il giorno prima di morire, egli si era offerto volontario per guidare con il suo plotone l’attacco. Durante l’assalto al terzo reticolato venne colpito a morte da una raffica di mitraglia. Al termine del combattimento nella sua tasca fu rinvenuto un biglietto dove stava scritto che, in caso di morte, doveva essere avvertito il sindaco di San Giovanni di Manzano. Solo al sindaco, infatti, era nota la sua vera identità. La salma fu sepolta assieme agli altri caduti in un cimitero sull’Altipiano dei Sette Comuni, che successivamente fu sconvolto da un violento bombardamento tanto che non fu più possibile riconoscere le sepolture. Così il Bergamas risultò ufficialmente ‘disperso’.
 
L’Altare della Patria fu il monumento destinato ad accogliere la salma del Milite Ignoto, che fu trasportata a Roma da un convoglio delle Ferrovie dello Stato, composto per l’occasione da ben 17 elementi, uno dei quali è oggi conservato nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.
 
La bara del soldato sconosciuto venne rinchiusa in una cassa di zinco e in un’ulteriore di quercia. Il tutto fu adagiato su un affusto di cannone ricoperto da una bandiera tricolore, un elmetto e un fucile. In alto, un arco, costituito da un blocco unico di pietra carsica, ricordava i luoghi montuosi sconvolti dalla guerra. Il feretro era ben visibile da ogni lato. I macchinisti che si avvicendarono del viaggio, scelti tra i decorati di guerra, avevano la precisa disposizione di far viaggiare il convoglio a velocità moderatissima, per permettere l’omaggio della popolazione.
 
Il treno partì da Aquileia alle ore 8:00 di sabato 29 ottobre e, attraverso le tappe di Venezia, Udine, Treviso, Mestre, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pracchia, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto, Orte, Portonaccio (oggi Roma Tiburtina) giunse a Roma Termini alle ore 9 del 2 novembre 1921. Ad accoglierlo c’erano il re Vittorio Emanuele III e la famiglia reale con i rappresentanti dell’Esercito Italiano, della Marina e della Guardia di Finanza. La bara fu trasportata alla basilica di Santa Maria degli Angeli, seguita a piedi dal re e dalle alte cariche dello Stato. Qui fu benedetta dal vescovo Angelo Bartolomasi ed esposta alla pubblica venerazione della popolazione.
 
Il giorno successivo, alle 8:30, la bara fu caricata su un affusto di cannone e trasportata con un carro verso il Vittoriano. Il corteo giunse a Piazza Venezia dopo un’ora, accolto da migliaia di persone. Il feretro fu portato a spalla alla tomba da sei reduci decorati tra due ali di militari e alfieri con il vessillo tricolore. Il sarcofago venne quindi deposto nel loculo per lui predisposto al suono del tamburo delle bande e il pianto sommesso dei presenti.
 
Alle 10:36 una lastra di marmo calò sulla tomba, chiudendo ufficialmente il rito.
 
Nel periodo del 1921 in cui accadde quanto esposto sopra, il Milite Ignoto rappresentò soltanto il marito, il figlio, il padre di quanti non avevano la possibilità di onorarne le spoglie in una tomba ma fu anche un importante simbolo unificatrice degli italiani.
 
Cosa ha significato per gli italiani il centenario dell’evento?
 
Di seguito la storia raccontata da Enrico Brignano:
 
 
 

 

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