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dei liberi pensatori

ci ha lasciato.

Manuele Braico se n'è andato alle ore 3 dell'8 luglio 2017, due giorni dopo aver compiuto i 60 anni, che lui e la famiglia hanno voluto festeggiare assieme alla parentela e agli amici più stretti, benché le sue condizioni di salute fossero già gravissime. Sono convinta che sperasse ancora di farcela, come ce l'aveva sempre fatta in questi ultimi quasi quattro anni. Combatto, cosa te vol che fazzo mi diceva quando gli domandavo come stava. E veramente ha combattuto quel suo brutto male quotidianamente, con forza e coraggio, aiutato dalle cure mediche e da un fisico eccezionalmente robusto, che gli hanno prolungato la vita e consentito di essere, fino agli ultimi giorni, non a letto o in poltrona ma sempre in movimento per Trieste, l'Istria e l'Italia, dove i molteplici ruoli che ricopriva esigevano la sua presenza come Presidente dell'Associazione delle Comunità Istriane, consigliere dell'IRCI, Vicepresidente di Federesuli e dell'Università Popolare di Trieste.


La Ferriera, di cui dirigeva la cockeria, l'aveva lasciata fin dall'inizio del morbo chiedendo il pensionamento anticipato per malattia, per dedicarsi completamente alla causa degli esuli, un mondo a cui apparteneva per nascita, essendo nato in un campo profughi da due esuli nativi nel villaggio di Oscurus del Momianese, e per scelta. Infatti, nell'ambiente degli esuli era poi sempre rimasto. Mi raccontava che da bambino la mamma, quando andava al lavoro, lo affidava agli amici esuli della sua Comunità. Una volta cresciuto, cominciò ad occuparsi attivamente delle problematiche dell'esodo ricoprendo incarichi vari fino a quello della presidenza dell'importante sodalizio triestino e di altre strutture, come sopra enunciato. Era orgoglioso di questi incarichi e svolse sempre i compiti che comportavano con grande entusiasmo, traendo piacere dai contatti coi dirigenti degli altri sodalizi nei quali fu sempre propositivo, perché aveva una mente aperta e creativamente proiettata verso l'avvenire.

 

La grande capacità di comunicazione era – a mio avviso - la caratteristica saliente del suo carattere, grazie alla quale era capace di relazionarsi con persone di qualunque livello sociale e di stabilire con loro rapporti personali privilegiati, che sapeva utilizzare al meglio al momento opportuno a vantaggio della sua Associazione in particolare e del mondo della diaspora in generale.

Uno dei suoi grandi meriti è infatti – a mio avviso – l'aver fatto conoscere più e meglio l'Associazione che presiedeva proprio grazie alle sue capacità comunicative e alla sua costante presenza ovunque si trattassero temi inerenti la storia del Confine Orientale d'Italia. L'Associazione delle Comunità Istriane fu ad esempio la prima associazione di esuli a partecipare nel 2016 a èStoria, il Festival Internazione della Storia di Gorizia trattando proprio il tema dell'Associazionismo degli esuli, sotto il titolo Esuli per la libertà di pensiero, partecipazione che nel 2017 è stata imitata dal Comitato di Gorizia dell'ANVGD e che le Comunità Istriane hanno replicato col tema Italianità adriatica, trattato da insigni studiosi.

E non va dimenticata la tavola rotonda del 24 febbraio 2017 per il dibattito fra illustri storici e testimoni sull'argomento L'esodo giuliano-dalmata fu pulizia etnica? Per citare solo gli ultimi due importanti eventi svoltisi sotto la sua presidenza. E per il prossimo anno aveva già in mente numerose altre iniziative, frutto della sua fertile mente e di altre ma da lui accolte con l'entusiasmo che gli era proprio, come effettuare un convegno sul periodo fascista in Istria e sull'acquedotto istriano, intensificare le collaborazioni con la radio e tanto altro ancora.

Un altro suo merito fu quello di aver avviato la collaborazione fra le varie associazioni degli esuli, cosa non da poco in un mondo di protagonismo e individualismo. Io ho sempre parlato di “unione degli esuli” ma l'ambiente non è ancora pronto all'unione, e forse non lo sarà mai, ma la collaborazione viene accettata ed è un avvio. Egli diede poi un importante contributo all'ampliamento e miglioramento dei rapporti con la minoranza italiana residente in Croazia e Slovenia, facilitato dal suo ruolo di vicepresidente dell'Università Popolare di Trieste, che lo portò spesso fra i nostri rimasti e gli permise di conoscere il loro mondo.

Ho avuto il privilegio di collaborare intensamente con lui durante tutto il suo mandato quadriennale, a parte una pausa di qualche mese. I nostri contatti telefonici e personali erano quasi sempre quotidiani. Si confrontava con me su qualunque idea... e ne aveva sempre tante. Io esprimevo la mia opinione, che non era sempre positiva. Lui a volte mi ascoltava, altre no, com'era suo diritto, ma quello che era importante era analizzare assieme l'argomento, progetto di lavoro o altro che fosse. Quello che rendeva gradevole il lavoro con lui era la sua disponibilità ad accogliere le idee degli altri e, se le condivideva, ad operare per la loro realizzazione.

Con la sua scomparsa, il mondo dell'esodo ha perso un altro dei suoi grandi personaggi.
Riposi in pace!

 

Carmen Palazzolo

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