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dei liberi pensatori

Anna Piccioni

La coincidenza a volte ti dà l'opportunità di scrivere una storia con la voce della protagonista. È quello che è successo a Flavia Segnan. Per pura combinazione si è trovata ad avere come collega nel lontano 1978, appena assunta all'Ufficio Distrettuale delle Imposte Dirette di Trieste, nell' ”austero edificio asburgico di Largo Panfili”, Rosella Iugovaz, nipote di Albina la protagonista della storia. Visto che spesso Rossella parlava di questa nonna formidabile, in gamba vera “Triestina patoca”, in Flavia nacque la curiosità di conoscerla e di conoscere anche la Storia di Trieste.

Dopo Renata, Eberardo e Oscar il 4 novembre 1905 nacque Albina Obersnù “nella piccola soffitta di palazzo Carciotti”; il padre Pietro Obersnù, calzolaio di origini viennesi e la madre Vittoria Arçon, nata a Trieste di origini francesi: “Provenienze diverse, incrociatesi nelle promesse di una Trieste mitteleuropea e multietnica in grande espansione”. Da quando Trieste divenne quarta città dell'Impero, con la costituzione del Porto Franco, iniziata con l'imperatore Carlo VI nel 1719 e portata avanti da Maria Teresa con la costruzione del Borgo teresiano, molte genti da ogni dove vennero a cercare fortuna: ogni multietnico abitante del borgo veniva ben accolto, perché vigeva il principio di libertà e tolleranza. La vita di Albina scorre in una città ricca di attività, di fermento, di vitalità. Racconta delle rivendugliole e le erbivendole, delle piazze ingombre di carri, le strade piene di vita e un viavai incessante. Popolo operoso e imprenditori pronti a investire sui mercati più lontani.

Albina muore nel 2013, e confesserà alla figlia “soto l'Austria si che se stava ben... a Trieste no mancava niente e la zità la gaveva un nome che 'desso la se lo sogna. Che bel che saria se podessi tornar quei tempi”.

Nella sua lunga vita vive in una Trieste che ha visto succedersi varie bandiere: gli Asburgo, l'Italia monarchica poi quella fascista, la Germania nazista, il rischio di diventare jugoslava, il Governo militare alleato, e nel 1954 la repubblica italiana. Tutti questi cambiamenti politici non incidono sul forte senso di appartenenza a questa terra di Albina. I suoi giudizi sulla Storia sono legati alle difficoltà e le ingiustizie che a volte è costretta a vedere o a sopportare. Probabilmente perché in lei è viva la Triestinità : credo sia quel non sentire di appartenere ad alcuna bandiera, ma di appartenere ad un territorio.

Invito a leggere questa storia in quanto è ricca di note storiche, di informazioni su luoghi e palazzi, e inoltre l'autrice è molto attenta all'uso del dialetto; quello di un tempo che fu e che ormai sembra essere andato perduto.

 

Flavia Segnan “La mia patria xe morta” - luglio editore
Storia di Albina e di Trieste

 

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