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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo

Sentendo nella cronaca televisiva del Friuli Venezia Giulia della celebrazione svoltasi a Gonars, per iniziativa del suo sindaco, di quanto avvenne durante la Seconda Guerra mondiale a Gonars, ho pensato di scriverne anch’io per narrare a chi non la conosce questa pagina oscura della storia, che è anche italiana perché si è svolta sul nostro territorio ad opera di italiani.

Il campo di concentramento di Gonars è nato nell’ottobre del 1941, inizialmente per prigionieri di guerra e, dal 22 marzo dell’anno, successivo utilizzato come campo di internamento per civili. Esso non era però che uno dei numerosi campi presenti in Albania, sull’isola di Arbe e in tutta Italia. Essi erano stati costituiti con l’intento della snazionalizzazione dei territori occupati trasferendo la popolazione slovena dal suo territorio di origine all’Italia e sostituendola con italiani.

La condizione degli internati in questi campi variava da campo a campo. Se per il campo di concentramento per civili di Gonars in Friuli, gestito dal Ministero degli Interni - secondo le cronache - può affermare che rispondesse a requisiti minimi di vivibilità (pacchi, posta, biancheria personale ecc.), la situazione in altri campi di internamento, era completamente diversa e gli internati - donne, vecchi e bambini - erano costretti ad una disperata lotta per la sopravvivenza, nascosti al mondo ed anche agli occhi indiscreti della Croce Rossa internazionale. La realtà del vissuto non sembra tuttavia corrispondente alla cronaca, neppure nel campo di Gonars. Anche lì erano presenti fame, freddo invernale e caldo estivo, sovraffollamento, … anche se forse minori che altrove.

Materiale abbondante per l’approfondimento è presente in diversi siti internet ma esiste pure in questo blog nella recensione del libro di Giacomo Scotti, I massacri di luglio, consultabile in letteratura e, ovviamente, nel volume stesso.

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