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dei liberi pensatori

Anna Piccioni

Nell'agosto 2002 ho scritto questa riflessione intitolata La politica dei colonnelli

Uno dei più grandi difetti, secondo me ovviamente, che si riscontra nei partiti è la mancanza di una base non solo di iscritti, ma di attivisti e promotori.

La causa principale si può riscontrare nel fatto che, pur predicando a destra e a manca di “parlare con la gente” di portare avanti i problemi reali” etc etc, ognuno cura il suo orticello o la sua poltrona vivendo in una specie di limbo. Mai che si leggesse sui giornali interventi di circoli o comitati o sezioni periferiche, ma sempre e comunque le dichiarazioni di coordinatori, vice coordinatori, sostituto coordinatore, presidenti, vicepresidenti, facenti funzioni di presidente. Ma gli altri dove sono? Probabilmente non ci sono. 

In nome del Federalismo (forse Bossi dovrebbe spiegarlo a Berlusconi cos’è, ma Bossi è la persona giusta?) sempre più aumentano le ingerenze dei politici nazionali sulla periferia. “Bisogna recuperare la politica” tuonano dall’alto dell’Olimpo, e subito dopo “Guai a chi osa metter in discussione l’ipse dixit” anzi tutti proni, perché non si sa mai che col vento che tira qualche posticino al sole avanzerà: e il futuro è assicurato.

 

La nuova politica se non altro ha portato file di giovani, in giacca e cravatta, telefonino, e portatile a sperare in un posto di lavoro sicuro per 10 anni se non di più. Cultura ed esperienza non servono quando il Capo è prossimo alla Beatificazione in vita.

Si coltiva e si diffonde la Politica del “viver alla giornata”, e in fondo perché mai pensare al futuro, alle nuove generazioni? Tanto quelle saranno ingabbiate e blindata nel doppiopetto blu, con il cervello in salamoia; gli altri nell’iperspazio, in esilio.

Andate avanti così, che andate bene, pensare non serve, Il Grande Fratello apre le porte a tutti, “I saranno Famosi” non mancheranno mai.

Oggi 2021 si presenta sulla soglia della Politica un nuovo movimento di giovani pieni di entusiasmo, di voglia di fare, preparati: Adesso Trieste. La loro nascita avviene già cinque anni fa quando come Tryeste girano per i rioni parlando con la gente, confrontandosi, discutendo. Poi due anni fa decidono di preparare un programma che riguarda soprattutto le periferie; un programma che si basa su problemi reali verificati sul posto. Iniziano dei veri e propri cammini sui luoghi, quelli periferici, abbandonati dalla politica; quei luoghi non-luoghi dove viene meno ogni rapporto di comunicazione, di solidarietà. Non-luoghi dove la gente “vive” chiusa a ogni umanità. Questi ragazzi e ragazze cancellano quella visione pessimistica descritta nell'articolo del 2002, danno speranza a un cambiamento non rivoluzionario, ma che semplicemente mette in atto il dovere della Politica, la gestione della cosa pubblica assieme alla gente. Ora in queste elezioni comunali si sono presentati e hanno ottenuto quasi il 9%, ma la grande maggioranza dell'Assemblea dei soci ha deciso di non cercare alcun apparentamento con il centro sinistra nel ballottaggio. Io mi adeguo alla loro scelta, che è quella di continuare a crescere, a confrontarsi con la gente, a fare le loro proposte concrete e fattibili; però mi chiedo se è veramente la scelta giusta stare fuori dalla “stanza dei bottoni” dove sarebbe stato possibile fare, controllare e lasciare veramente un'impronta nuova nell'amministrazione. Lasciare in mano il Comune ai politicanti per altri cinque anni potrebbe far aumentare ancora di più i numeri dell'astensionismo e alle prossime elezioni vanificare le fatiche di convincere la gente. Spero di sbagliarmi.

 

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