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è deceduto giovedì, 26 gennaio 2017

Simeone Musich è nato nel 1927 ad Aquilonia, oggi Orlec, villaggio dell'interno dell'isola di Cherso.

 

All'età di undici anni entrò nel seminario di Zara, da dove nel 1941 si trasferì per proseguire gli studi ad Ancona, quindi a Padova e poi di nuovo a Zara.

Tra un trasferimento e l'altro fece un soggiorno, nell'estate del 1944, a Lussingrande, nella villa del Sacro Cuore, soggiorno estivo del seminario di Zara, reso inagibile da un bombardamento anglo-americano del 1943; lì incontrò per la prima volta don Mario Cosulich di Lussinpiccolo, che ne ha dettato un toccante ricordo a Claudio Fedele per il settimanale della diocesi di Trieste Vita Nuova.
A Lussinpiccolo venne pure imprigionato dalla Polizia perché sospettato di attività contro i partigiani di Tito.

Seguì l'esodo e la conclusione degli studi nel seminario di Udine, dopo i quali venne ordinato sacerdote nel duomo di questa città dal vescovo mons. Giuseppe Nogara. «Nel pomeriggio – ricorda mons. Cosulich – mons. Nogara riunì i nuovi presbiteri nel santuario della Madonna delle Grazie per raccomandarli alla Madonna e comunicare loro la destinazione a cui erano stati assegnati».

Seguì la celebrazione della prima Santa Messa di don Simeone nella chiesa di Santo Spirito di Udine, alla quale non poterono purtroppo partecipare i suoi parenti; gli furono accanto solo pochi amici e conterranei.

Il primo incarico affidatogli fu quello di cappellano di Pontebba e insegnante di religione nella locale scuola professionale.

Nel 1963 venne nominato parroco di Fusine in Val Romana e svolse la sua attività di insegnante nel liceo di Tarvisio. A Fusine, città di confine tra Italia Austria e Slovenia e quindi luogo di convivenza fra persone di tre diverse etnie, per favorire la pacifica convivenza fra di esse fondò un torneo internazionale di calcio, sport praticato e amato da tutte e tre le nazioni confinanti, denominato Tre Confini . L'idea incontrò il favore di tutti gli interessati ed ebbe grande successo tanto che il torneo continuò per tanti anni.

Ma non basta, accompagnava pure gli studenti a sciare e, per i meno sportivi, organizzava gare con le slitte.
Nel 1979, grazie ad un accordo fra monsignor Bellomi e il vescovo di Udine, don Simeone venne incardinato nella diocesi di Trieste come delegato diocesano all’assistenza religiosa nei Centri di salute mentale, nei Centri diurni e nelle Residenze sanitarie e sociali di Trieste, divenuti punto di riferimento per la cura dei sofferenti psichici, dopo che la legge Basaglia del 1978 aveva portato alla chiusura dei manicomi.
Creando questo ruolo il vescovo di Trieste mons. Lorenzo Bellomi volle esprimere da un lato l'apprezzamento della Chiesa triestina per il nuovo approccio alla malattia mentale, che metteva al centro dell'attenzione la dignità della persona umana, e dall'altro l'esigenza che nel processo di cura e recupero fosse salvaguardata e valorizzata la dimensione religiosa e morale.

Don Sime (così era normalmente chiamato) divenne così Parroco della comunità del Buon Pastore, situata all'interno del comprensorio di S. Giovanni.

La chiesa dedicata a Gesù Buon Pastore, della quale fu parroco don Simeone

 

Egli era un uomo dai molteplici interessi, fra i quali prediligeva lo sport avendo in gioventù praticato il calcio, il tennis e lo sci e anche in età avanzata continuò a seguire in televisione tutti gli eventi sportivi. Ma l'occupazione che lo assorbì totalmente fu la missione pastorale, che svolse personalmente non avendo nessun collaboratore ecclesiastico ma solo l'aiuto di un parrocchiano volonteroso, Branko Ladavac. Offriva pure assistenza spirituale ai degenti del nuovo Gregoretti (ubicato sempre nel comprensorio dell'ex Ospedale Psichiatrico).
Inoltre, per venire incontro alle numerose richieste di aiuto che continuavano a giungergli da parte di genitori per i figli e di altri per i parenti con disagio mentale, fondò un'associazione di volontariato denominata «Buon Pastore». Scopo di questa associazione è quello di promuovere la difesa dei diritti fondamentali delle persone soggette a malattia mentale; combattere la disinformazione e il disinteresse su tali malattie, e condividere le situazioni di bisogno e di disagio di queste persone.

Per il suo zelante servizio pastorale e anche in virtù del suo ruolo significativo nel coinvolgimento solidale del volontariato attorno ai malati psichici e alle loro famiglie, il 23 luglio 2008 gli è stato conferito il titolo di cappellano di Sua Santità.

Pur in mezzo ai numerosi e onerosi impegni del suo mandato non dimenticò mai le sue origini chersine e curò il rapporto col paese natio, i parenti, i compaesani per cui, a partire dal 1992 divenne membro attivo della comunità chersina degli esuli e, in virtù di questo incarico, fece vari viaggi nel mondo. Di questi ricorda con particolare piacere quello effettuato a New York nel 1994 dove, assieme a mons. Antonio Vitale Bommarco e ad altri sacerdoti giuliano-dalmati, visitò le comunità locali degli esuli ed emigrati corregionali.

Un'altra dimostrazione del suo attaccamento alla terra natia e ai suoi abitanti la diede in occasione della celebrazione del 50° anniversario del suo sacerdozio in cui volle in un certo senso ripercorrere le tappe della sua esistenza per cui i festeggiamenti si svolsero in tre tempi e luoghi diversi: A Orlec, il paese natio, il 16 luglio 2000, in cui volle attorno a sé 20 sacerdoti a concelebrare la S. Messa nella chiesa di S. Antonio Abate, quasi a compensazione della mancata celebrazione nel paese natio della prima Messa, che non era potuta avvenire a causa degli eventi seguiti alla fine della seconda guerra mondiale. Un gruppo di giovani di Aquilonia nei costumi tradizionali del paese servì all'altare. Era presente il sindaco di Cherso, che alla fine della cerimonia ha rivolto al festeggiato alcune toccanti parole e gli ha offerto un dono del Comune. Alla fine della Messa, al Dom, la casa della cultura del paese, si è svolto il convivio al quale hanno partecipato parenti, amici, compaesani ed altri provenienti dai paesi vicini, olltre a turisti occasionalmente sul posto. Una grande festa durante la quale sono state servite le specialità di Aquilonia: formaggio pecorino, agnello e dolci preparati dalle donne del paese. Negli intervaslli fra una portata e l'altra il gruppo dei ballerini in costume di Aquilonia si è esibito negli antichi balli, accompagnati dal suono della zampogna, il ludro.

La seconda fase dei festeggiamenti, quella ufficiale, si è svolta il 24 settembre 2000 a Trieste, nella chiesa del Buon Pastore nel comprensorio dell'ex Ospedale Psichiatrico di S. Giovanni. Erano presenti il vicesindaco Damiani, delegazioni di Tarvisio, Fusine, Austria, Slovenia e l'amata squadra di calcio Tre Confini che, per festeggiare il suo fondatore, ha voluto giocare a Trieste le partite finali del torneo. Dopo la Messa, sul piazzale della chiesa, don Sime ha offerto un grande pranzo, a cui hanno partecipato in un clima di grande cordialità 410 persone, compaesani e non.

La terza fase si è svollta sempre a Trieste il 28 ottobre 2000, giorno del suo compleanno ed onomastico, in cui ha voluto attorno a sé 35 confratelli, i più intimi amici delle province di Trieste e di Udine. Era presente pure il vescovo di Trieste, mons. Eugenio Ravignani e l'arcivescovo emerito di Gorizia, mons. Antonio Vitale Bommarco, che ha invitato i presenti a riflettere sul essere e vivere da sacerdoti.

La liturgia esequiale si è svolta sabato 4 febbraio alle ore 11.00 nella chiesa Gesù Buon Pastore, la parrocchia in cui don Sime ha operato per tanti anni, ed è stata presieduta dall’Arcivescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi, che l'ha concelebrata con l'arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, il vescovo di Veglia mons. Ivica Petanjak, il vescovo emerito di Trieste mons. Eugenio Ravignani. Erano presenti numerosi sacerdoti e la chiesa era gremita di pazienti e loro congiunti, amici, simpatizzanti e tanti chersini.

Secondo la sua volontà, è stato sepolto nel cimitero del suo paese natio, Aquilonia/Orlec.

Carmen Palazzolo

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