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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo

È dai primi giorni di settembre (2018) che, quasi quotidiannamente, sul quotidiano Il Piccolo di Trieste si scrive della situazione all'Università Popolare di Trieste. Ne scrive, in particolare, in diversi articoli dello stesso mese la giornalista Laura Tonero.

Si scrive di un disavanzo di oltre 700.000 mila euro scoperto dai revisori dei conti, che hanno chiesto oerciò il commissariamento dell'Ente e inviato la documentazione a corredo della richiesta alle autorità competenti. Il provvedimento sembra però in alto mare, anzi si discute se si debba ricorrere al commissariamento o a un consiglio di amministrazione "di garanzia". Nel frattempo la presidente, prof.ssa Cristina Benussi, ha rassegnato le dimissioni come altri membri dei vertici della struttura quali Roberto Fermo, Renzo Grigolon, Diana De Petris De Rosa, Micaela Silva Drioli.

 

A seguire si viene informati su altri aspetti del problema come il fatto che, da quattro mesi, ai 12 dipendenti non sono stati versati i contributi Inps e Irpef, ma, appena trapela la notizia, il direttore generale Fabrizio Somma assicura che la posizione è stata regolarizzata; che circa 5 anni fa l' Unione Italiana aveva già “donato” all'Università popolare 50 mila euro per risolvere un precedente problema economico; che anche ora, per tentare di appianare il debito attuale, il direttore ha rinnovato una richiesta di oltre 200 mila euro all'Unione Italiana.

Forte preoccupazione per la situazione viene espressa da Renzo Codarin, che rappresenta la Federazione degli esuli ed è il vicepresidente dell’Università popolare, perché l’ultima Finanziaria del governo di centrosinistra ha stabilito che i fondi relativi alla legge 72, che finanzia l’attività degli esuli, vengano gestiti, a partire dal prossimo anno (2019), dall’Università Popolare. Egli sostiene peraltro che il disavanzo è iniziato già con la presidenza di Silvio Del Bello ed è continuato negli ultimi anni, cosa confermata anche dall'assessore regionale all'educazione del governo Serracchiani Gianni Torrenti.

In tutto questo marasma, mi sorge un dubbio e una domanda: un disavanzo di oltre 700.000 euro non si verifica in pochi giorni e nemmeno in un anno, credo, neppure in una struttura con un bilancio economicamente importante come quella di cui stiamo parlano, e allora, come mai i revisori dei conti se ne sono accorti e l'hanno segnalato soltanto adesso?

La notizia positiva consiste nel fatto che, nelle prossime settimane, arriveranno i 3,2 milioni di euro di fondi ministeriali inerenti la legge 73, relativi ai progetti 2018 della Comunità nazionale italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro, che permetteranno una ripresa dell'Ente, che potrà iniziare a lavorare sui progetti 2018.

Ma l'Università Popolare di Trieste, che è un ente morale istituito nel 1899 per sostenere l’identità delle comunità italiane di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia, ha ha un doppio volto: in città opera come un classico ateneo popolare organizzando corsi di ogni genere, conferenze ed eventi culturali e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, è diventata di fatto uno strumento per il ministero degli Esteri italiano per mantenere il contatto con le minoranze di lingua italiana residenti nell'ex Jugoslavia prima e nelle Repubbliche balcaniche dopo la caduta della Jugoslavia. Inoltre, un recente intervento legislativo ha stabilito che l’istituzione sarà anche il tramite attraverso cui verranno distribuiti i finanziamenti che ogni anno la Repubblica distribuisce alla galassia delle associazioni dell’esodo istriano, fiumano e dalmata. Si tratta di una novità non indifferente, visto che proprio la distribuzione di quei fondi è oggetto di una pluriennale polemica tra le stesse associazioni degli esuli.

E, mentre continuano le preoccupazioni e le polemiche sul suo disavanzo finaziario, fervono le iscrizioni ai corsi dell'anno 2018/2019; e ce n'è di ogni genere e per iscriversi bisogna fare, nel pomeriggio, ore di fila. Me l'ha detto una persona che si è appena iscritta a un corso.


 Volentieri pubblichiamo una replica dell'On. Renzo de'Vidovich

 

 

 

 

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