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da Corfù a Venezia – dalle storie di famiglia alle storie di città
di Patrizia Lucchi Vedaldi da un'idea di Nicoletta Cesca pronipote di Amalia Scordilli

Preciso innanzi tutto che il mio interesse per san Spiridione è dettato da un motivo affettivo. Spiridione era il nome di mio padre. Il suo funerale ebbe luogo nella chiesa di San Nicolò del Lido di Venezia dove un altare è dedicato a san Spiridione. Il caso volle che commemorammo la morte di mamma nella chiesa veneziana di San Biagio dei Marinai che conserva anch'essa un'effige del santo. La grande amicizia con Nicoletta Cesca, pronipote di Amalia Scordilli di Belvedere Coriano nata a Trieste il 18 dicembre 1865, mi ha ulteriormente spronato ad affrontare la divulgazione del culto.
Gli Scordilli appartenevano a una antica famiglia nobile candiota, trasferita a Corfù e poi a Venezia. Nel 1728 i suoi membri furono decorati del titolo di Conte Palatino di Belvedere Coriano dall'imperatore Carlo VI per meriti di guerra e civili. Nel 1833 Francesco Scordilli pubblicò Della vita di Santo Spiridione destinando eventuali vantaggi che ne potevano derivare al soccorso dei molti bisognosi della chiesa di San Nicolò del Lido (custode delle ossa del glorioso omonimo vescovo). Lo Scordilli si trovava al Lido di Venezia in qualità di Regio Ricettore Doganale.

Concorsero alle spese acquistando tre copie del libretto monsignor Jacopo Monico Patriarca di Venezia, due copie monsignor Placido Sukias de Somal Abate Generale della Congregazione Mechitarista di Venezia, una monsignor Benedetto Kraglievic vescovo greco, sei il reverendo Pietro Predonzani arciprete, vicario e parroco di Parenzo.

Nell'elenco degli associati che sostennero la pubblicazione risultano altri tre membri della famiglia Scordilli, Anna, Teodoro e Giacomo. Questi ultimi occupavano una posizione molto importante, Teodoro era I.R. Capitano di Fregata (Tenente Colonnello) e Direttore dei movimenti e Porto Militare dell'I. R. Marina di Venezia, Giacomo, R. Alfiere di Vascello (primo Tenente) e Professore di Matematica nel Collegio dell'I. R. Marina di Venezia.
L'elenco degli associati comprende i lidensi fra Angelo Querini, custode della chiesa di San Nicolò, don Angelo Della Donna, parroco del Lido, nonché i possidenti Vincenzo Sussi e Diego Volo.

Parteciparono, inoltre, Bartolomeo Cutlumuziano (canonico?) al ''Collegio Flangini'' di Venezia e il professore Giovanni Panzani, insegnante di Lingua Italiana sempre al ''Flangini'', istituto educativo afferente alla Comunità greca veneziana che operò dal 1664 al 1797 e dal 1823 al 1905. Tra i membi della Comunità greca che sostennero la pubblicazione ricordo Stefano Teotocchi, nobile originario di Corfù abitante a Padova.

Francesco Scordilli prima di stampare il libretto aveva visionato Vita di San Spiridione scritta nel 1686 da Antonio Capodistria, nobile corcirese, consultata dal Scordilli presso la biblioteca Marciana di Venezia, nonché Vita di San Spiridione stampata a Padova nel 1805. Non trovandole soddisfacenti scelse l'opera di un suo amico ecclesiastico del quale non rivelò il nome.

L'ultimo capitolo è dedicato al culto di san Spiridione a Venezia e in altri luoghi, partendo dall'assedio di Corfù. «Avendo i Turchi nell'anno 1716 stretto d'assedio la città di Corfù, che si teneva per Venezia, egli avvenne che di repente abbandonarono quella città, alla conquista della quale tanto anelavano, levandone interamente l'assedio nel giorno medesimo che si celebrava in quell'isola la festa di S. Spriridione». Secondo una tradizione il 20 agosto san Spiridione comparve sulle mura della città (assediata sin dal'8 luglio) brandendo una torcia contro i turchi mentre imperversava un uragano scatenato da lui stesso, che sconquassò la flotta nemica. Il giorno successivo l'assalto turco di artiglieria venne freddato dall'arrivo della notizia che il 5 agosto a Petrovaradin (Serbia) le truppe guidate da Eugenio di Savoia avevano sbaragliato l'esercito condotto dal Gran visir Damad Alì Kumurçi e il nuovo Gran visir ingiungeva ai suoi di abbandonare l'assedio. Fu così che il 24 agosto, al comando del maresciallo di campo Johann Matthias von der Schulenburg, a Corfù si celebrò il trionfo sul nemico che nella fuga aveva lasciato sul terreno 2.000 morti, 20 vessilli, 56 pezzi di cannone, cavalli, rifornimenti e ingenti materiali da guerra.

L'apparizione del santo sulle mura cittadine è ancora oggi commemorata a Corfù durante la processione dell'11 agosto, una delle quattro in cui viene accompagnato per le vie della città. Una cronaca dell'epoca riferisce inoltre che qualche giorno prima della vittoria quando i corfioti avevano cercato di spostare il suo corpo dalla cattedrale fino al castello per metterlo al riparo, miracolosamente non riuscirono a muoverlo, quasi il santo sapesse che il successo stava per arridere ai veneziani. Di fatto, i corfioti non hanno dubbi, san Spiridione salvò l'isola.

La vittoria rappresentò l'ultimo grande successo militare di Venezia, consentendole di mantenere il dominio sulle Isole Ionie fino alla fine del XVIII secolo. In segno di riconoscenza per il divino aiuto il Senato decretò di inviare a Corfù una ricca lampada da tenere perennemente accesa nella cattedrale davanti all'altare di san Spiridione (Romanin, Storia documentata, p. 52). Fu, inoltre, chiesto a papa Clemente XI di poter estendere a tutti i domini della Serenissima il culto di san Spiridione. Il pontefice, con decreto del 1717, accolse la richiesta e ordinò che la festa dovesse essere celebrata in tutti gli Stati della Repubblica marciana «con apposito uffizio».

Intanto il 3 gennaio 1717 presso il ''Pio Ospedale della Pietà'' di Venezia si tenne una grande festa in onore della vittoria alla presenza del der Schulenburg. Antonio Vivaldi allietò il pubblico con una composizione prodotta per l'occasione Giuditta trionfante. Giuditta rappresenta la città di Venezia vittoriosa sul barbaro generale assiro Oloferne che simbolizza il turco ottomano. Per la chiesa della Pietà nel 1758/59 il medico greco Michele Guarda commissionò un altare dedicato a San Spiridione. Il dipinto è opera di Domenico Maggiotto.

San Spiridione (270 circa-348), vescovo di Trimitonte (oggi Tremetousia) nell'isola di Cipro, è venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica sia da quella ortodossa. Stando alla tradizione, figlio di pastori, inizialamente continuò il mestiere di famiglia, per questo nell'iconografia bizantina viene rappresentato con il caratteristico copricapo conico dei pastori intrecciato in vimini, invece che con quello classico vescovile. Essendo morta giovane sua moglie, abbracciò lo stato religioso e ancora in vita compì molti miracoli. Si tramanda, ad esempio, che al Concilio di Nicea nel 325 (al quale presenziò tra l'altro il vescovo Nicolò di Mira) per spiegare il dogma della Trinità, compì un miracolo: tenendo un mattone in mano, egli lo scompose nei tre elementi, fuoco, acqua e terra, dimostrando così l’autenticità della natura una e trina della Santissima Trinità.

Le sue reliquie, custodite inizialmente nella città natale e trasportate a Costantinopoli intorno alla fine del VII secolo, nel 1453, in seguito alla conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi, furono trasferite a Corfù, dove è venerato quale patrono. A Cipro è il protettore del gregge (pecore e capre) a Costantinopoli era protettore dei pescatori, in Dalmazia degli oliveti. Secondo taluni è anche il protettore dei marinai, dei ceramisti, dei vasai, altri aggiungono gli artisti,
La sua più antica raffigurazione conservata a Venezia si trova presso il museo Correr. E' opera del sacerdote candiotta Emanuele (Manoli) Zane (che fu poi cappellano presso la chiesa di San Giorgio dei Greci) ed è databile entro il 1646. Il santo «con rada barba grigia, è raffigurato su fondo d'oro, in abiti pontificali, benedice con la destra, tiene nell'altra un libro» in cui si leggono parole del Vangelo. In testa ha il berretto conico. «Attorno alla figura principale del santo sono otto piccoli scomparti, quattro per lato, rappresentanti alcuni dei fatti principali della vista sua, in piccole e minute scenette a guisa di miniatura» (Giuseppe Gerola, Emanuele Zane da Retimo (Un pittore Bizantino a Venezia), Atti Istituto Veneto ...1902-1903). A Firenze, Palazzo Pitti, è conservata invece una preziosa icona accomunata ad altre icone russe della collezione degli Uffizi databili agli anni 1730-1740 (Daniela Parenti). Il santo è raffigurato in atto di benedire, mentre nella mano sinistra tiene il libro delle Sacre Scritture.

Nel suo libretto Francesco Scordilli presenta una carrellata di luoghi veneziani dedicati al culto del santo. Innanzi tutto la chiesa di San Biagio dei Marinai, quale primitiva sede parrocchiale della comunità greca a Venezia che serviva anche da parrocchia latina. Era stata scelta dai lavoratori greci stabili e dai marinai di passaggio per la sua posizione vicino all'arsenale. Sopra all'altare a lui dedicato si conserva un suo ritratto a olio.

Un'altra chiesa citata da Scordilli è quella di Sant'Antonino dove il 15 novembre 1706 venne fondata la ''Scuola di San Spiridion''. Al momento della fondazione gli iscritti erano 60. Avevano in uso un altare di proprietà di due confratelli (Calichiopoli e Zandrini). Si hanno notizie di questa scuola fino al 1763 (Gastone Vio, Le Scuole Piccole nella Venezia dei Dogi, p. 125). Nel 1803, in occasione della visita pastorale, il vescovo Ludovico Flangini (di famiglia originaria di Cipro) annotò esservi un legato ''san Spiridione'' non eseguito per mancanza di fondi.

La chiesa di san Samuele conserva una preziosa reliquia (un dito) che un tempo era esposta nell'altare maggiore e successivamente nella cappella appositamente dedicata (Flaminio Corner, 1758). Grazie al resoconto della visita pastorale di Jacopo Monico (1829/1845) veniamo a sapere che l'altare di san Spiridione era in precedenza intitolato al Rosario. Nella stessa chiesa vi è un piccolo dipinto che ritrae il santo, voluto dal parroco nel 1717 (I greci a Venezia, 2002). Il Tassini annota che in questa chiesa si riuniva un'antica confraternita dedicata a san Spiridione. Quando il 13 dicembre 1773 la Scuola di San Floriano dell'Arte dei Terrazzeri spostò la propria sede vicino a San Samuele, aggiunse quale omaggio il nome di san Spiridione accanto a quello di san Floriano. Stando al Vio, all'atto del trasferimento venne sancito che avrà in uso l'altare e la cappella di san Spiridione, nella quale avrà anche un'arca e terrà i suoi capitoli (Gastone Vio, op. cit. 335).

Quanto a Santa Maria Formosa ''fu scuola e sovegno''. Nel 1728 si formò il Sovegno di Santa Maria delle Grazie e dei Santi Daniele e Spiridione (Renato D'Antiga, Guida alla Venezia bizantina, 2005, p. 34). La scuola fu costituita il 14 settembre 1732, il primo Guardian Grande fu Giov. Michele Semini «ed ebbe anch'essa a sua sede la Cappella Vitturi» (La chiesa di Santa Maria Formosa nella sua ricostruzione, 1921, p. 10).
Scrive Scordilli che altre città della Dalmazia e dell'Illirio, oltre che dell'Italia, seguirono l'esempio di Venezia. A Cattaro una piccola chiesa dedicata al santo venne creata sul lato della chiesa di San Luca. Di certo la più importante è quella di Trieste costruita nel 1753 grazie alla concessione della libertà di culto da parte di Maria Teresa nel 1751. Inizialmente era punto di riferimento religioso per le Comunità ortodosse di Grecia e di Serbia. Nel 1770 la differenza di lingua e costumi portarono i greci a chiedere al governo la separazione dagli illiri. La comunità greca orientale si formò ufficialmente nel 1782 e chiese di poter erigere un proprio tempio.

San Spiridione viene festeggiato anche a Frassinello Monferrato (Alessandria). Nel 1750 con voto pubblico fu eletto come patrono e invocato a protezione dei raccolti. Da allora, ogni anno la ricorrenza viene celebrata il 4 maggio con solenni cerimonie religiose e uno spettacolo pirotecnico.
Mi lascia perplessa, invece, la recentissima rilettura della presenza del culto di san Spiridione a San Feliciano sul lago Trasimeno. La datazione dello studioso Gianfranco Cialini si basa su un presunto trasferimento di pescatori greci dopo la caduta di Costantinopoli e dell'Impero d'Oriente nel 1453. «..la venerazione è confermata dalla presenza di un altare dedicato a san Spiridione risalente alla metà del Settecento, nonché da un olio su tela di scuola veneta che rappresenta il santo mentre guarisce da una malattia Costante II, figlio dell’imperatore Costantino». L'altare settecentesco e la presenza dell'olio di scuola veneta mi fanno riflettere su un eventuale più tarda assunzione del culto.

Scordilli, invece, non descrive l'altare di san Spiridione della chiesa di san Nicolò al Lido di Venezia. Evidentemente non era ancora presente il quadro intitolato Il miracolo di San Spiridione, opera di Vincenzo Giacomelli (1812-1890), che tra il 1842 e il 1846 operò a Trieste dove dipinse, tra l'altro, un sipario per il teatro Verdi. Nella Guida fedele del forestiero per la Città di Venezia (1867) è precisato che il San Spiridione del Giacomelli della chiesa di san Nicolò del Lido era opera recente e che l'autore restaurò nella stessa chiesa la pittura a fresco sopra la porta Venezia genuflessa e san Nicolò di Girolamo Pellegrini. Stranamente il San Spiridione non è citato tra le opere del Giacomelli elencate in La pittura del Veneto. L'800 (Electa Regione Veneto, 2002, tomo secondo, pp. 739-740).
Giacomelli combatté durante la difesa di Venezia del 1848 in qualità di tenente della Guardia nazionale veneta. Da quella esperienza nacquero sei dipinti legati all'assedio e all'eroica difesa della città lagunare oggi conservati a Rovigo. Fu anche autore di un ritratto di Nicolò Tommaseo, pure lui partecipe ai motti veneziani del '48. Lo dipinse a Torino nel novembre del 1859 e oggi è parte del patrimonio della Biblioteca Nazionale di Firenze, alla quale fu donato dagli eredi del Tommaseo, neppure questo è riportato nel volume edito dalla Regione Veneto. Altre opere del Giacomelli, non incluse nel citato volume, sono elencate nel Promemoria dei principali lavori eseguiti dal Pittore Giacomelli. Tra questi ricordo i dipinti a fresco nella chiesa dei francescani di Nizza e in una chiesa di Brevannes nei pressi di Parigi (Rapporto preliminare del Comitato speciale … stampato per ordine del Consiglio del Governo di Malta l'1 giugno 1866 (p. 58).
Tornando agli Scordilli, ricordo ancora l'avvocato Spiridione Palazzol Scordillis, nato a Corfù nel 1731, morto a Venezia nel 1798, tumulato davanti all'ingresso della chiesa di San Giorgo dei Greci. Un altro Scrodilli che ha lasciato una traccia importante è il garibaldino Antonio, nato a Venezia il 27 luglio 1820. Il suo nome è pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia del 12 novembre 1878 assieme a quello degli altri componenti la spedizione dei Mille. Vi si legge che dal giugno 1865 non si ebbero più sue notizie «vaghe voci lo farebbero trasferito in America».

Grazie a un documento in possesso di Nicoletta Cesca mi è stato possibile riscostruire la sua storia dopo la scomparsa da Ancona, dove si era rifugiato con la moglie poiché il Veneto era ancora sotto il dominio austriaco. Riuscì a rientrare a Venezia e dopo varie vicissitudini vi morì nel 1892. I suoi figli non si sposarono e alla loro morte il ramo si estinse.

 

 

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