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quando il saggio punta il dito verso la luna, lo stolto guarda il dito e non la luna

di Biagio Mannino - per gentile concessione del blog "Il Vento di Nord Est"

Non c’è che dire ma, mai come in questo momento, quel proverbio, antico, iper utilizzato, correttamente o scorrettamente interpretato, sembra voler farsi sentire ed essere quanto mai ascoltato: quando il saggio punta il dito verso la luna, lo stolto guarda il dito e non la luna.
Siamo, noi cittadini globali, ormai da un anno e mezzo immersi nella tensione. Quella tensione che il corona virus, o meglio, il Covid – 19, ci ha portato colpendoci nel profondo anche del nostro essere, così il fisico come la mente. Ma, come se non bastasse la paura della malattia, stiamo anche vivendo le conseguenze delle scelte prese dagli uomini, utili a combattere l’epidemia, ma con un numero indecifrabile di effetti, per così dire, indesiderati.

All’inizio la scelta presa era quella sostanzialmente più semplice: isolare tutti, poiché se un virus si trasmette da un uomo ad un altro, tenerli lontani significava rompere la catena della trasmissione.

Isolare tutti e, improvvisamente, il mondo si è trovato nella trama di un film di fantascienza, o, perché no, di fantapolitica.
Tutti a casa! Lavorare, chi poteva, da casa! Studiare, chi riusciva, da casa! Vivere, chi resisteva, da casa! E così ovunque, dalla Cina all’Europa, dagli USA ai remoti Paesi del globo malato.

Un mondo che, improvvisamente, si scopre fragile, di fronte alla malattia, di fronte a chi si è dimostrato impreparato a questo genere di eventi di dimensioni planetarie, di fronte a se stesso e di fronte a tutte quelle convinzioni che sono evaporate come neve al sole di luglio.
Tutto da ridiscutere, da scoprire e da vedere. Sì da vedere, con occhi nuovi.

Dopo sono arrivati i vaccini e quel mondo portato da mesi di chiusure e di impoverimento globalizzato, di disoccupazione disperatamente unificatrice in un valore comune per tutti, ovvero, la miseria, guardava con speranza non tanto alla sconfitta del virus quanto alla fine di tutto quello che si era vissuto, alla speranza di un ritorno alla vita normale.

La vita normale, quella di prima, dove non si sapeva dove sbattere la testa per andare avanti, dove i problemi della quotidianità, di fronte alla nuova vita, quella di aspettare chiusi in casa di vedere liberamente il cielo azzurro, ha portato a desiderare tutte quelle cose che sembravano tristezze del passato ma che, poi, sono diventate nostalgie lontane.

Ma le vicende non si mostravano di facile soluzione e, anche nel campo dei vaccini, qualcosa non è andato come qualcuno pensava, proprio perché le aspettative erano che tutto finisse.

E così quelle persone, stanche, impaurite, scioccate, impoverite hanno visto un ulteriore problema: affrontare la certezza che diventava dubbio, il vaccino come strumento di ritorno al passato desiderato ma con riserva e, alla fine, diventare, o meglio, essere considerati, buoni o cattivi, a seconda che fossero vaccinati o meno.

Una cosa strana, anche perché, alla base di tutto, lo sappiamo, non c’è l’obbligatorietà della vaccinazione, ma coloro i quali hanno ritenuto, indifferentemente quale sia il motivo, di non farla, progressivamente subiscono, in modo indiretto e trasversale, conseguenze che si aggiungono a quelle delle scelte prese precedentemente e che non hanno motivo di essere, proprio perché la vaccinazione non è obbligatoria.
Una società che si divide e proprio chi dovrebbe essere unito…. Si perde e lascia spazio.

Il dito del saggio è lì, osservato da tanti e la luna, che splende alta nel cielo, che illumina con la sua luce, ignorata del tutto.
Si gioca a calcio, sì sì, quello sport che si fa con una palla, rotonda, che rotola, che si spinge un po’ qua e un po’ là… e quanti sono ad appassionarsi a quelle competizioni! Tanti tanti, fino a quando il gioco finisce e, il giorno dopo, si dice che… nuovi contagi. Tutto sommato, per non sospendere le attività, come la prima volta, quel lockdown che ha provocato disastri nelle famiglie di tutto il mondo e le cui vittime nessuno conta, questa volta, ci si limita a guardare a coloro i quali non si sono vaccinati, per libera scelta perché… l’obbligo non c’è.

Sì, guardiamo a loro! Sì, è vero, non ci sono obblighi di vaccinarsi ma, tutto sommato, la via indiretta è quella di lasciarli fuori dalla vita normale, quella che tutti desiderano.

Allora niente teatri, ristoranti, bar e tante altre cose che troveremo scritte ovunque e i buoni, dicono che è giusto mentre i cattivi… non li ascolta nessuno.
Adesso, dopo un anno e mezzo, ci sono i cittadini divisi in due gruppi, pro o contro i vaccini, dove alcuni potranno ed altri no, dove per vivere normalmente dovrai essere autorizzato e dove quell’autorizzazione non meraviglia più ma diventa, democraticamente, normale.
Normale come ci ricordavamo, forse no, è passato tanto tempo e molte cose sono accadute, la memoria è breve. Adesso è bello perché è normale andare a prendere un caffè, un semplice caffè, con lo smartphone e, protetto nella scatola elettronica, il green pass che tutto permette, che tutto apre… al vaccinato, non obbligato.

La luna si è spenta, ormai stanca di aspettare.

 

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