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dei liberi pensatori

di Carmen Palazzolo

Ultimamente leggo spesso del MES ma Sono in difficoltà perché non so che cos’è. Spesso infatti i giornalisti scrivono degli eventi e dei problemi del momenti dando per scontato che tutti ne conoscano i contenuti. Ciò non è vero.
Ho quindi fatto una ricerca sull’argomento che desidero socializzare nella convinzione che anche altri siano nella mia situazione.
M. E. S. dunque è la sigla che traduce l’inglese European Stability Mechanism, in italiano Meccanismo Europeo di Stabilità. Esso è stato istituito mediante un trattato intergovernativo al di fuori del quadro giuridico della Ue, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, a precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi, come calamità naturali, penso.

Dal punto di vista organizzativo, il MES è guidato da un «Consiglio dei Governatori» composto dai 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro, che assume all’unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all’approvazione dei protocolli d’intesa con i paesi che la ricevono). Esso può operare a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione europea e la Bce richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria.

Il Mes ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale del Mes per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.

L’l'Italia è il solo paese a non aver ancora ratificato questo trattato. Da qui il pressing da parte degli altri paesi Ue che invece lo hanno fatto perché, senza il via libera di Roma, il meccanismo non può diventare operativo. Ormai, la reticenza dell'Italia a ratificare questo trattato (occorre un voto parlamentare), che è stata considerata giustificata dal cambio di governo, è considerata ingiustificata a Bruxelles. La mancata ratifica «sta avendo, oltre tutto, un effetto congelamento» (chilling effect) dei passi successivi, che riguardano varie questioni, compreso il ruolo del MES. Due sono i fattori che hanno spinto a cambiare i toni verso l'Italia sulla ratifica del Mes. Uno riguarda la situazione dei mercati finanziari e le crisi bancarie che negli Usa e in Svizzera (Credit Suisse) hanno alzato il livello di allarme anche in Europa, non perché si temano crisi di liquidità essendo gli istituti ben capitalizzati e garantiti da ampi “cuscinetti” per la liquidità. Tuttavia in una situazione di continuo aumento dei tassi di interesse, le cose potrebbero complicarsi ulteriormente. Il nuovo trattato del fondo salva-stati prevede che esso abbia anche la funzione di salvagente di ultima istanza (backstop) per la risoluzione bancaria. Si tratta di completare per prudenza il quadro dei meccanismi di risoluzione, cioè della gestione ordinata di una crisi bancaria secondo certi schemi e secondo una certa gerarchia di assunzione di responsabilità per evitare che il costo di una crisi ricada sui contribuenti.

La premier Giorgia Meloni in una conversazione informale con i cronisti ha detto che secondo lei il MES deve essere un veicolo di crescita e inoltre che «Non si può parlare di una cosa e non del quadro complessivo, cioè: Quali sono le regole della governance europea? Credo che si debba partire dall’inizio non dalla fine. Ella ha ribadito pure sul MES «io voglio aprire un’altra discussione. In tema di backstop vi devo segnalare che è come se MES fosse la Cassazione, il primo e secondo grado di giudizio sono le norme europee in tema di sistema bancario e quelle non è che le teniamo ferme noi. Penso che si pongono delle questioni che vanno poste nella giusta misura. Punto secondo, indipendentemente dal tema ratifica, siamo consapevoli che, in un momento in cui abbiamo bisogno tutti di risorse, è strumento che nessuno utilizzerebbe e, ha senso tenere decine, centinaia di miliardi fermi in uno strumento che nessuno utilizza perché purtroppo così come si è evoluto è una specie di lettera scarlatta, quando le stesse risorse potrebbero essere utilizzate con maggiore efficacia diversamente? E’ un dibattito che credo si debba fare con serenità».

L’obiettivo del governo è posticipare la discussione in Parlamento a settembre, far decantare le tensioni e arrivare a un atto che si considera scontato senza dare l’impressione di una brusca “inversione a U” rispetto alle posizioni sostenute da tempo da Fdi e Lega, forze che sostengono il Governo.

A conclusione di questo discorso aggiungo che mi sconcerta il fatto che ora alla mancata ratifica del MES si aggiunge il fatto che l’Italia è pure contraria all’aumento dei tassi d’interesse appena deciso dalla presidente Christine Lagarde. Di finanza io non capisco proprio nulla, ma l’Italia è proprio la più brava delle nazioni della Comunità?

 

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