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dei liberi pensatori

In una tranquilla mattinata invernale la notizia dell’uccisione di William Klinger a New York mi lascia dapprima incredulo e poi, dopo opportune verifiche, completamente attonito. Era vero, in quel maledetto 31 gennaio 2015 lo storico fiumano era stato ucciso in un centralissimo parco cittadino, per motivi ancor oggi oscuri. Ciò che inquieta, peraltro, è che ciò possa esser legato a documenti storici compromettenti sulla ex Jugoslavia, visto il tipo di ricerca che egli, da autentico poliglotta, stava conducendo. Una specializzazione che aveva ottenuto un riconoscimento internazionale quanto mai meritato, dirottando la sua vita da quella Gradisca d’Isonzo (GO), dove risiedeva con la moglie Francesca e i due figli, verso il “nuovo mondo”. Per Klinger il trasferimento in un’università degli USA sarebbe stato un caso palese di emigrazione intellettuale che gli avrebbe permesso di raccogliere finalmente i frutti di tanti sacrifici e di tanta dedizione. 

Nato a Fiume (Rijeka) il 24 settembre 1972, di doppia cittadinanza croato-italiana, fin dagli esordi, dopo un percorso di formazione accademica a Trieste, Klagenfurt, Budapest, Fiesole (università europea), egli si occupò, con piglio appassionato e originale, delle vicende della sua città natale e della storia jugoslava in generale, affrontando temi piuttosto scottanti. Le sue opere maggiori, in lingua italiana (ce ne sono diverse anche in croato), accanto a tanti saggi e articoli apparsi nelle riviste di quelle realtà culturali con cui assiduamente collaborava - Centro di ricerche storiche di Rovigno, Società di studi fiumani (Roma), Deputazione di storia patria della Venezia Giulia e Lega Nazionale (Trieste) - sono Germania e Fiume. La questione fiumana nella diplomazia tedesca 1921-1924 (Trieste, 2011), Il terrore del popolo. Storia dell'OZNA, la polizia politica di Tito (Trieste 2012 e, II ed., 2015) e, in corso di stampa, Un’altra Italia: Fiume 1724-1924 (Trieste - Rovigno).

Contemporaneamente egli coltivò sempre l’interesse per gli argomenti naturalistici che lo resero protagonista centrale di convegni e di relazioni internazionali che, dopo la sua scomparsa, difficilmente vedranno un prosieguo. Da ciò si può capire come, per Klinger, possa valere la definizione di “intellettuale di frontiera”. Non del tipo, però, che nel corso del Novecento ha visto alternarsi studiosi o legati alle contrapposizioni nazionalistiche, o utopisti speranzosi di uno sviluppo pacifico della propria comunità nazionale indipendentemente dalle questioni confinarie; o ancora, nel secondo dopoguerra, intellettuali restii a declinare la propria identità nazionale sentendosi composti di svariate origini culturali, divenendo in tal modo poco graditi a chi continuava a prosperare nell’antica conflittualità, rafforzata anche da una virulenta contrapposizione ideologica. Scomparso il comunismo, le travagliate vicende successive hanno fatto emergere, nell’area istro-quarnerina, nuovi modelli identitari che, fondendo le tre culture nazionali di questi territori, hanno creato una nuova autonoma specificità. In quest’ultimo scenario si collocava l’intellettuale William Klinger, con acute ricerche su filoni storiografici ben distinti ma fondamentalmente interdipendenti. Il primo riguarda la storia di Fiume, un argomento da lui mai affrontato in termini localistici, bensì avendo al centro il tema della nazione, nel cui ambito coglieva l’originale aspetto nazionale fiumano - che fosse italiano, ungherese o croato - che egli ha suddiviso nei termini della “contrattazione” o del “convincimento”, ovvero del porre a base delle proprie rivendicazioni la convenienza (gli autonomismi e gli indipendentismi), oppure, attraverso il convincimento e la cosiddetta “invenzione della tradizione”, la formazione di una comunità consapevole, guidata dal nuovo ceto dominante, la borghesia, in funzione della nuova “società nazionale”.

Un secondo campo di ricerca, che parte dalle transizioni politiche e culturali tra le due guerre mondiali, è quello incentrato su Tito e la sua famigerata polizia politica, l’OZNA, impegnati nella ricerca di una particolare forma di comunismo capace di dare risposta alle diverse velleità nazionali destinate a costituire la nuova Jugoslavia. Nazionalità di fatto sempre pronte ad esplodere ma che per molti anni furono legate dal collante ideologico garantito dal carisma di Tito. La capacità di Klinger di accedere ad archivi e documentazione che gli storici italiani non sono mai stati in grado di affrontare, lo ha reso famoso tra gli specialisti internazionali del settore, spalancandogli le porte di quegli Stati Uniti dove ha inopinatamente trovato la morte.

Per quel poco che si sapeva in Italia delle questioni jugoslave, che nell’ultimo ventennio erano studiate quasi esclusivamente in funzione delle foibe e dell’esodo, lo smascheramento di una diversa realtà, incentrata su di un modello rivoluzionario visto anche dai sovietici come riferimento nel caso di fascistizzazione del continente, portato dalle ricerche di Klinger ha fatto sì che tutto venisse reinterpretato in maniera ben più complessa, scardinando la risibile idea delle foibe come mera conseguenza di violenze contrapposte. Si trattava, invece, di questioni di politica mondiale nella quale rientrava anche l'abortita iniziativa di sbarco degli Alleati in Istria, che Klinger ha efficacemente ricostruito, inserendola opportunamente nel suo contesto: quello di una partita giocata tra le grandi potenze per accaparrarsi il controllo di specifici territori in prev

isione di una spartizione futura del mondo, come in effetti è stato, in termini totalmente negativi per gli italiani dell'Adriatico orientale.
Il decreto del Consiglio Comunale fiumano, che il 14 maggio 2015 ha decretato come vincitore - post mortem - "dell’emblema della Città di Fiume" William Klinger per il suo contributo eccezionale alla storia della città, appare doveroso ma ben altro significato avrebbe avuto quand’era ancora in vita e in procinto di raccogliere negli USA quelle sacrosante soddisfazioni che nelle sue terre gli furono, invece, sempre negate.

[Diego Redivo]

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