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dei liberi pensatori

recensione di Anna Piccioni

Una storia per ritrovarsi e ritrovare ricordi del passato.
Dalla lettura di questo romanzo biografico si impara che le nostre esperienze attraverso il ciclo della vita sono poco dissimili da quelle dell'autrice, Annie Ernaux; essere nate nel 1940 o dieci anni dopo,le trasformazioni sono ancora lente; essere originarie di un paese della Normandia, o di una città di provincia in Italia non cambia il racconto. Siamo tutti e tutte figlie e figli di una generazione che ha sofferto la guerra, la fame, ma che poi si riscatta con la rivoluzione sessantottina scoprendo tuttavia che comunque abbiamo innescato un'accelerazione nel mutamento e non sempre si riesce a starci dietro.

La biografia è scritta in terza persona oppure c'è un noi collettivo. Il passato ricostruito attraverso dei fermi immagine della stessa in vari periodi; l'autrice interpreta quelle fotografie ricordando i momenti e interpretando anche i pensieri che passano nella mente della protagonista.
La nostra vita attraverso qualche fermo immagine, la famiglia attorno al tavolo per qualche ricorrenza, gli eventi della Storia, guerra di Algeria, le elezioni De Gaulle, Mitterand, Giscard d'Estand, il maggio francese, il pacifismo, le manifestazioni per ogni cosa che si considerava ingiusto mescolate alle vicende delle storie personali:la vita scandita e vissuta accorgendosi che nulla è cambiato. Noi e i nostri genitori, i nonni e poi noi genitori i figli, e poi nonni dei figli dei nostri figli: una ruota che gira in modo costante. In realtà nulla cambia, ma tutto si dissolve nell'oblio.

 

“Subito dopo la guerra, nei banchetti senza fine nei giorni di festa, tra le risate e gli schiamazzi (per morire c'è sempre tempo, suvvia!) era la memoria degli altri a collocarci nel mondo...i gesti nel mangiare, nel maneggiare le cose, trasmettevano la memoria passata di corpo in corpo dal profondo delle campagne francesi ed europee ( pag 30)”.
Poi inizia il distacco tra generazioni: quella della guerra e quella scolarizzata.
“Noi a differenza dei nostri genitori, non saltavamo la scuola per seminare la colza, raccogliere le mele...Il calendario scolastico aveva sostituito il ciclo delle stagioni...recitavamo a memoria le regole di grammatica del buon francese. Appena rientrati a casa ritrovavamo senza neanche accorgercene la lingua originaria, quella che non obbligava a riflettere su ogni parola ma soltanto sulle cose da dire o non dire, quella collegata ai corpi, agli sberloni, all'odore di candeggina dei grembiuli (pag.33)”
Prima foto agosto 1949 Sotteville-sur-Mer: sta per compiere 9 anni (pag. 36).
I ricordi dietro di lei non si sono radicati, guarda avanti: “l'unico desiderio è quello di diventare grande” il passato è un tempo scomparso
“Dappertutto i maschi e le femmine erano separati”
“Il progresso era l'orizzonte delle esistenze “,ma ancora molte cose situazioni erano rimaste al palo, chi proseguiva gli studi era guardato con diffidenza
“Il corso dei giorni non mutava, scandito dal ritorno delle stesse distrazioni che non riuscivano a star dietro all'abbondanza e alla novità delle cose (45)”
“La vita dopo la maturità è una scala in salita che si perde nella nebbia (70)1957”
Probabilmente assorbe le informazioni che riceve sul mondo in termini di sentimenti. Sensazioni e immagini, senza alcuna traccia dell'ideologia che è a esse sottesa
Grazie alle cose le persone potevano contare su un'esistenza migliore
1958-59 foto fine scuola
Non si fanno scelte: “I segni dei cambiamenti collettivi non sono percepibili nella particolarità delle vite individuali, a parte forse nello scoramento e nella fatica di pensare che non cambierà nulla (79)”
La guerra in Algeria, nascosta per lo più, scoprirla dopo senza capire se ci fu una sconfitta o una vittoria “vivendo il disagio di non aver saputo (85)”
Preparare gli esami per la laurea triennale e sentirsi vecchi nei confronti dei ragazzini al tempo di De Gaulle, saremmo morti sotto di lui. Tanti tabù conservavano ancora tracce della vergogna del sesso provata dalle loro madri. Noi ci facevamo delle domande bisognose di risposte, spiegazioni
giugno '63: non ha nulla del mondo operaio da cui proviene, è passata sull'altra sponda, nemmeno si sente una delle ragazze borghesi che conosce, anzi sente che stare con loro è uno svilimento.
Nulla deve restare estraneo di quello che succede nel mondo: Cile, Cuba, dal Vietnam alla Cecoslovacchia (117)
1968 _ primo anno del mondo: convinti di rivoluzionare il mondo
Poi la scoperta dei Gulag vissuta come il tradimento del comunismo
Dall'ideologia marxista al liberismo al capitale aziendale, superamento di lotta di classe e impegno (161)
“Lo Stato si allontanava da noi si avvicinava invece ai media
Invasione del Kuwait: si respirava il bisogno di guerra, come se alle persone mancassero eventi importanti da troppo tempo, costretti ad assistere da spettatori a quelli che vedevano accadere in televisione (187)”
“Le donne costituivano più che mai un gruppo sorvegliato, gusti e desideri erano oggetto di una discussione costante, di un'attenzione al contempo inquieta e trionfale”
“1995, dopo la rottura coniugale, la morte dei nonni , una dispersione generale, assicuravamo una continuità con una tovaglia bianca, l'argenteria e un pezzo di carne (209)”
“I bambini diventati adulti”
E ora l'era digitale “Nella mescolanza dei concetti era sempre più difficile trovare una frase per sé, che pronunciata in silenzio aiuta a vivere (244)”
“evolvevamo nella realtà di un mondo di oggetti senza soggetti”
“stavamo mutando, ma non conoscevamo la nostra nuova forma”

Annie Ernaux “Gli Anni” traduzione di Lorenzo Flabbi – ed. L'Orma

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